Il pericolo di ragionare a modo nostro

                                                                                            Esodo 32:1-24

Il Signore disse a Mosè: «Va', scendi; perché il tuo popolo che hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è corrotto; si sono presto sviati dalla strada che io avevo loro ordinato di seguire; si sono fatti un vitello di metallo fuso, l'hanno adorato, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: "O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto" (vv.7,8).

Per alcuni Aronne significa “brillante”, ma egli non era “brillante” agli occhi di Dio. “E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà” (Romani 12:1,2).

1. Egli impiegò del tempo per realizzare un suo piano
Aaronne cesellò lo stampo (v.4). Cesellare significa “svolgere un’attività di tipo artistico con estrema accuratezza, mirando alla perfezione dei particolari”: un’attività che richiede parecchio tempo.
Aronne non commise un errore casuale come egli affermò: “Io l’ho buttato (l’oro) nel fuoco e ne è venuto fuori questo vitello” (v.24), anzi tutto fu studiato, ben elaborato.
Anziché invocare il Signore affinché gli indicasse come comportarsi dinanzi alla richiesta del popolo, “Aaronne rispose loro” immediatamente (v.2). Ebbe troppa fiducia in se stesso, nelle sue capacità, nella sua esperienza e dimenticò che la capacità di affrontare i problemi in modo corretto viene da Dio. “Invocami nel giorno della distretta: io te ne trarrò fuori, e tu mi glorificherai” (Salmo 50:15).
Quante volte impieghiamo tanto tempo per riflettere e ragionare sui nostri piani dimenticando che Dio ha un piano per noi! “Io so i pensieri che medito voi, dice l’Eterno: pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza” (Geremia 29:11).

2. Egli modellò anziché farsi modellare
“Domani sarà festa in onore dell’Eterno” (v.5). Dio non può essere immischiato con cose con cui non ha nulla a che fare. Giosuè pensava che ciò che udiva fosse un grido di guerra. Mosè, che era in comunione con Dio, gli rispose: “Questo non è nè grido di vittoria, nè grido di vinti; il clamore che io odo è di gente che canta” (v.18).
Qualcuno pensa che l’importante è che si cantava... Ma cosa si cantava e per chi cantavano? Nello Spirito o nella carne? “Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne?” (Gal.3:3).
Ma che stiamo facendo di male? Che è tutto carnale, umano. I pensieri di Dio sono diversi (vv.7-10).
Tutto ciò che viene fatto per Dio non è necessariamente fatto con Dio (con la Sua approvazione).
“Il popolo si adagiò per mangiare e bere, e poi si alzò per divertirsi” (v.6). Mangiare e bere, attività legittime, ma non devono diventare primarie “Cercate prima il regno...”. Quando ci si annoia con Dio, con la Parola, il bisogno è “divertirsi”. Ma è festa... “in onore dell’Eterno”?
Prese gli anelli d’oro dalle mani degli Israeliti (v.4), prese ciò che non gli serviva e lo utilizzò nel modo sbagliato (un risultato catastrofico).
Non perdiamo tempo nel pianificare la nostra vita nei minimi particolari, lasciamo che sia il Signore a modellarla! “Eterno, tu sei nostro padre; noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi; noi tutti siamo opera delle tue mani” (Isaia 64:8); “Io scesi alla casa del vasaio, ed ecco, egli stava facendo un lavoro alla ruota. Ma il vaso che stava facendo con l’argilla si guastò nelle mani del vasaio. Cosi, cominciando da capo, egli fece con essa un altro vaso, come parve bene agli occhi del vasaio (Geremia 18:1-4).

3. Egli tornò alla “vecchia vita”
Se invece di considerare il piano di Dio, perdiamo tempo ad elaborare i nostri piani, accade che il vecchio uomo prevale sul nuovo.
Il vitello di metallo fuso che realizzò (v.4) era una ricordo dell’Egitto.
Il Signore desidera tutt’altro: che “il nostro uomo nuovo si vada rinnovando in conoscenza ad immagine di Colui che lo ha creato” (Cfr. Colossesi 3:10).

Conclusione
Aronne parlava bene, era stato al fianco di Mosè dall’inizio (partecipando attivamente alle liberazione dall’Egitto, sostenendo le braccia di Mosè durante il combattimento con Amalek), ed era tutt’ora il suo braccio destro. Ma non basta avere dei buoni requisiti, una buona testimonianza, per servire il Signore è necessaria la fedeltà! “Perché sebbene camminiamo nella carne, non combattiamo secondo la carne; infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti nel cospetto di Dio a distruggere le fortezze; poiché distruggiamo i ragionamenti ed ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio, e facciam prigione ogni pensiero traendolo all’ubbidienza di Cristo” (2 Corinzi 10:3-5).

 

V.M


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